
Dott.ssa Viola Massone
L’età adolescenziale è quella maggiormente rischiosa per l’insorgenza dei disturbi del comportamento alimentare, in particolar modo anoressia e bulimia e in particolar modo nel sesso femminile.

Tali disturbi hanno ormai un esordio sempre più precoce e molto spesso insidioso. Con la tendenza comune da parte della famiglia, ma anche dei sanitari (pediatra o medico di famiglia), a sottovalutare alcuni segni premonitori e alcuni sintomi iniziali, pertanto sotto diagnosticare e sotto trattare la malattia.
Il rischio da parte dei genitori è anche quello di negare inconsapevolmente il problema e arrivare a richiedere una consulenza medica quando la malattia è già in stato avanzato e ha già comportato complicanze spesso gravi per la salute e la per sopravvivenza.
In questi casi diventa assolutamente molto più difficile, lungo e doloroso l’iter terapeutico.
Occorre invece prevenire l’insorgenza di tali disturbi e prestare costantemente attenzione. Questo fin dalla fine dell’infanzia (9-10 anni circa) e nei primi anni dell’adolescenza, alla presenza dei loro segnali premonitori, che dovrebbero da subito mettere i genitori in allarme.
Tra i principali e più frequenti segni precoci dei disturbi del comportamento alimentare possiamo annoverare e riconoscere i seguenti:
- la tendenza dell’adolescente a voler evitare situazioni conviviali e pasti in presenza di amici e parenti (cene, feste, uscite);
- la percezione soggettiva di una immagine corporea distorta e negativa (vedersi “grassa” laddove ciò non corrisponde alla realtà);
- un eccessivo perfezionismo e un eccessivo impegno scolastico;
- il controllo frequente e ossessivo del peso corporeo e la paura di ingrassare;
- il controllo frequente e ossessivo delle etichette dei prodotti da acquistare al supermercato e il controllo delle calorie, nonché l’abitudine a pesare gli alimenti;
- la tendenza a far dipendere il proprio valore personale e la propria autostima dal peso corporeo o dal (poco) cibo che si assume. Sentirsi bene e felice se si riesce a mantenere il controllo sui propri consumi alimentari;
- un’eccessiva attività fisica praticata in modo ossessivo. Volontà di iscriversi in palestra, uso eccessivo di cyclet o tapis roullant, volontà di fare attività fisica specie di tipo aerobico anche al di là del proprio sport, se praticato;
- oscillazioni più o meno evidenti del peso corporeo, associate o meno alla volontà di aderire ad una nuova dieta dimagrante alla moda;
- tendenza, in generale e in particolare nei confronti del cibo, a ragionare e comportarsi in termini di “tutto o nulla”. Giornate di alimentazione eccessiva e irregolare alternate a giornate di restrizione dietetica spinta;
- eliminazione di alcuni cibi in particolare e quindi adesione a diete selettive, in presenza di disturbi riferiti, in particolar modo gastrointestinali (distensione addominale, reflusso gastroesofageo, nausea, vomito, stipsi), o per convinzioni particolari o ragioni “etiche” e di salute;
- tendenza a piluccare piccole quantità di cibo durante l’arco della giornata e fuori pasto. Oppure presenza di abbuffate vere e proprie, di tipo oggettivo (consumo effettivo di eccessive quantità di cibo in poco tempo) oppure soggettivo (sensazione di avere mangiato troppo rispetto al reale consumo), con senso di colpa successivo;
- intenzione di intraprendere l’adesione a regimi dietetici “estremi” (il veganesimo o il crudismo ed altri simili modelli alimentari possono essere considerate, talvolta, delle forme borderline di disturbo del comportamento alimentare);
- in età ancora infantile e in particolar modo nel sesso maschile, osservazione di cambiamenti dei percentili di crescita e rifiuto del cibo da parte del bambino per la volontà di restare piccolo (“non voglio diventare grande”).
Di fronte a tali possibili segni premonitori, i genitori non devono avere il timore di considerare il problema come tale.
Non devono “vergognarsene”, bensì prestare attenzione a ogni minimo cambiamento, controllando le abitudini e lo stile di vita dell’adolescente.
Fondamentale anche verificare l’accesso ad internet e i siti o le pagine social che vengono consultate. E l’eventuale condizione di isolamento ed auto-esclusione dalle attività sociali con i coetanei.
Laddove sussistano sospetti più o meno importanti di un disturbo del comportamento alimentare in fase iniziale, occorre sicuramente cercare un dialogo costruttivo e chiedere tempestivamente un confronto e/o una visita presso il medico curante.